Di questi tempi, pazienza e manualità non sono certo qualità abbondanti, di moda. E proprio una pazienza certosina è la dote principale che occorre a chi da un banale ferro vuol ricavare un ferro per fare i fusilli felittesi. Per questo dobbiamo essere profondamente grati a chi, a dispetto dei tempi e dei luoghi comuni, ancora si dedica a rendere "quadrato" ciò che nasce "tondo". Non dimentichiamolo mai: il ferro ha una notevole importanza nel processo produttivo. Al contrario di quanto si sostiene per il ferro utilizzato per i fusilli cilentani (sarebbero stati gli zingari nomadi che giravano le nostre contrade a produrli), la lavorazione del ferro per i nostri fusilli è sempre stata prerogativa dei felittesi, innanzitutto dei fabbri, e poi di ingegnosi amatori. |
Ricavato, un tempo, dal riciclo delle "bacchette" di vecchi ombrelli o dai fili d'acciaio contenuti nei pneumatici, viene ora ottenuto dalla martellatura di profilati commerciali. La sua lunghezza può anche raggiungere i 40 centimetri, mentre la sua sezione quadrata, progressivamente ridottasi nel tempo, è di circa un millimetro |
Un buon ferro da utilizzarsi per la lavorazione dei nostri fusilli deve essere dritto, sottile, resistente e perfettamente squadrato. Senza questi pregi, rischia di divenire un impiccio e di essere accantonato. E questo perché, col tempo e l'uso, diventa un oggetto a cui ci si può affezionare: ogni donna dedita alla manifattura dei fusili saprà certamente ritrovare con esattezza, tra i vari che custodisce gelosamente nei tubi di canna, il ferro preferito, quello più congeniale alle proprie attitudini. |
pagina inserita il 26.09.2014 - ultimo aggiornamento 12.04.2015 |